IMPRENDITORI BRESCIANI COINVOLTI IN UN CRAC

Con l'arresto di un imprenditore titolare di una ditta di Manerbio, il divieto di esercitare ruoli in società – la cosiddetta interdittiva – per il suo socio ed il sequestro dei beni dei due approda a Brescia l'inchiesta della procura di Catania sul crac milionario della Qè srl, società di Paternò, fornitrice di servizi di call center per aziende nazionali come Enel, Inps e Sky, dichiarata fallita nel 2017 dal tribunale di Catania e gravata da debiti erariali per circa 14 milioni di euro. Si tratta di una società il cui 93% delle quote erano in mano alla Yukty srl con sede a Brescia e dichiarata fallita dal tribunale cittadino l'anno scorso. Ai domiciliari è finito Patrizio Argenterio, 64 anni, oggi amministratore della Zenith alluminio srl con sede a Manerbio. Sarebbe stato lui a svuotare le casse dell'azienda siciliana creata per altro con i contributi statali per il mezzogiorno. L'interdittiva del divieto temporaneo per 6 mesi di esercitare ruoli direttivi ha raggiungo invece Mauro DE ANGELIS (cl.1948) in qualità di amministratore della “QE’ SRL dal luglio 2015 fino al fallimento del 2017; DE ANGELIS è già noto alle cronache per essere stato ristretto ai domiciliari nel 2017 dalla Guardia di Finanza per un’indagine della Procura di Roma sempre per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta. Gli sono stati sequestrati oltre due milioni 400 mila euro per evasione dell'IVA e falsificazioni dei bilanci e dei documenti contabili. I due, in pieno dissesto, dopo aver beneficiato di tutti i contributi e gli sgravi possibili concessi per l’insediamento in Sicilia dell’attività aziendale, hanno iniziato lo svuotamento delle casse sociali effettuando pagamenti e cessioni distrattive di beni a beneficio di imprese riconducibili direttamente alla cerchia degli indagati. Intanto i 200 dipendenti licenziati aspettavano stipenti arretrati e TFR. Nello specifico, le Fiamme Gialle etnee hanno monitorato monitoravano una cessione dei beni aziendali (postazioni informatiche, arredi, apparati telefonici del maggio del 2017 a favore di una società milanese. Ulteriori gravi condotte dolose si concre tizzavano nell’effettuazione di pagamenti preferenziali, durante il dissesto e prima dell’apertura della procedura fallimentare a favore di società a loro stessi riconducibili, il tutto a danno di lavoratori ed Erario.

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