LO SPORT SI ARRENDE AL CORONAVIRUS

Non solo la vita civile e sociale: dopo la chiusura di uffici, scuole e università nei territori interessati e il rinvio di manifestazioni a scopo precauzionale, anche il mondo dello sport si è dovuto arrendere di fronte all’allarme coronavirus. La decisione, inevitabile, è giunta nella tarda serata di sabato 22 febbraio a seguito del decreto d’urgenza varato nel corso di un Consiglio dei Ministri straordinario. L’annuncio è giunto direttamente dalle parole del premier Conte, riprese successivamente dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che, a sua volta, sulla base dei provvedimenti, ha chiesto a Giovanni Malagò, numero uno del CONI, “di farsi interprete presso tutti i competenti organismi sportivi dell'invito del Governo di sospendere tutte le manifestazioni sportive di ogni grado e disciplina”. "Stiamo monitorando e prendendo tutti i provvedimenti necessari. Non vogliamo fare allarmismo, ma i luoghi di aggregazione sportiva sono tra i posti in cui le difficoltà possono presentarsi maggiormente", aveva spiegato lo stesso Spadafora, “le misure adottate comprendono anche il mondo sportivo per l'esigenza di prevenire rischi e tutelare al meglio la salute di tutti coloro che, a vario titolo, partecipano alle manifestazioni e alle competizioni”. Questa domenica, secondo disposizioni, nessun evento sportivo ha avuto luogo in Lombardia e Veneto. Dallo sci alla pallavolo, dal dilettantismo al professionismo, dal calcio di Serie A fino a quello locale: dopo le prime disposizioni di sabato, strettamente limitate alle aree a rischio contagio, a seguito di uno stop senza precedenti, tutte le manifestazioni sono state rinviate a data di destinarsi in attesa di nuovi provvedimenti.

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