ESTATE SENZA SAGRE

C'è chi si aggrappa alla speranza di poter ridimensionare, distanziare, rivedere formule e allestimenti pur di non alzare bandiera bianca, ma la situazione è ormai certa, in bergamasca ma anche nella confinante provincia di Brescia è una piggia di cancellazioni, niente Sagre nei nostri paesi. Le misure di contenimento, divieto di assembramento su tutti e rischio contagio, decretano l'amara sentenza. Molti lo annunciano, altri preferiscono aspettare, augurandosi improbabili cambiamenti. Sarà un'estate povera in tutti i sensi, se si considera che spesso dal ricavato dipende il bilancio di molte associazioni. Insomma, non si tratta solo o semplicemente di dover aspettare il 2021 per gustarsi gli scarpinocc a Parre o le sardine sul Sebino: c’è un indotto, non proprio indifferente, che – causa virus – sfuma. Ed è forse dovuto a questo aspetto, strettamente economico, se qualche associazione aspetta di leggere il prossimo decreto atteso a giugno prima di comunicare le sorti della sagra in questione. Nella speranza che dai piani alti - Governo o Regione - il divieto di assembramento venga allentato, le misure di prevenzione vengano ammorbidite, oppure si preveda un protocollo per gestire in sicurezza le iniziative estive. L'Ana Bergamo ha disposto, con enorme dispiacere, la cancellazione di tutte le feste degli alpini. “Perdiamo introiti, molti, che andavano tutti a sostenere i nostri progetti. Ma perdiamo soprattutto momenti preziosi di grande condivisione”, commentano gli organizzatori. Lo stesso vale per associazioni, parrocchie e Comuni che rimandano l’appuntamento al 2021. Secondo Ascom Bergamo, la stima è che in provincia, ogni estate si organizzano una media di quattro feste per paese in totale 976, della durata media di otto giorni che complessivamente fanno 7.808 giornate di attività, per un fatturato di circa 20,9 milioni di euro. Mancherà questo e non è poco, ma anche quelle chiacchiere insolite fra compaesani che mai si sarebbero ritrovati con le gambe sotto lo stesso tavolo, per non parlare dell’orgoglio delle tradizioni, rimandate ci si augura a prestissimo.

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