IL GIP NON CREDE ALLA LEGITTIMA DIFESA

La salma di Vincenzo Arrigo resta a disposizione dell'autorità giudiziaria, il suo assassino, invece, resta in carcere. Non crede alla versione della legittima difesa il GIP che dopo l'interrogatorio fiume di giovedì – da remoto – ha confermato il fermo, la custodia cautelare in carcere e l'accusa per Bettino Puritani, il 53enne di Esine che lunedì notte ha ucciso l'amico che ospitava al culmine di una furibonda lite: omicidio volontario aggravato dai futili motivi. L'uomo, un pregiudicato che come la vittima, viveva di piccoli espedienti e ai margini della società, ospitava Vincenzo Arrigo nella sua misera abitazione di Esine dall'ottobre scorso, quando il 59enne era stato condannato ai domiciliari per stalking nei confronti dell'ex compagna. La convivenza fra i due che non avevano neppure di che campare era sempre stata difficile, le liti all'ordine del giorno. Quella di lunedì, scaturita dopo che l'Arrigo aveva chiesto al suo ospite di procurargli qualcosa da fumare, è stata l'epilogo di una storia di degrado. Vincenzo Arrigo è morto colpito da una roncola che probabilmente ha impugnato per primo – la ricostruzione del delitto è stata meticolosamente fatta dai carabinieri del comando di Breno raccogliendo testimonianze, verificando le immagini delle telecamere di sorveglianza, facendo i rilievi sulla scena del delitto – ma che il suo assassino gli avrebbe strappato di mano senza paura per usarla contro di lui e assestargli colpi che gli sono stati fatali. Avrebbe potuto scappare per difendersi. Tutti elementi che, insieme al sospetto che l'indagato possa reiterare comportamenti violenti – e poi dove andrebbe a stare – hanno indotto il GIP a confermare la misura cautelare in carcere per il 53enne.

Commenti

Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!

Lascia un commento

* Tutti i campi contrassegnati sono obbligatori