TEST PER RSA E MEDICI DI BASE
Le Rsa, dove il virus è entrato insieme al personale e agli ospiti durante la prima ondata, sono oggi le strutture su cui si concentrano maggiormente gli sforzi della Regione che da mesi insieme alle realtà che si occupa di anziani, disabili e persone fragili in generale sta mettendo a punto delibere per evitare che ciò che è successo a marzo, quando le Rsa se la sono dovute cavare da sole, improvvisando protocolli e cercando dispositivi di protezione, senza la possibilità di trasferire in ospedale gli ospiti malati, possa riaccadere. Oggi la situazione è diversa, ha affermato il direttore generale al Welfare Trivelli, perché negli ospedali abbiamo creato 1500 posti per subacuti destinati al trasferimenti di ospiti positivi di Rsa e Comunità. Oggi i dispositivi di protezione individuale, ha confermato Luca Degani, presidente Uneba Lombardia, associazione che unisce le istituzioni di assistenza sociale, ci sono ma per evitare di ripetere gli errori della scorsa pandemia, alle strutture serve ancora qualche mese per organizzarsi. Due i temi principali da affrontare quindi, che la nuova delibera approvata dalla regione, come spiegato dall’assessore regionale al welfare Gallera, affronta: il primo riguarda le visite dei parenti agli ospiti. Si tratta di uno degli aspetti più tristi della pandemia, ovvero la difficoltà se non l’impossibilità di fare visita ai propri anziani o cari nelle strutture. La Regione introduce dei protocolli severi per rendere ora le visite invece possibili, anche sottoponendo a test antigenici rapidi il parente che fa richiesta di una visita, perché la relazione con la famiglia non può più essere negata. L’altro aspetto fondamentale riguarda una figura professionale spesso poco valutata, le ausiliarie socio assistenziali e gli operatori socio sanitario, persona che gestiscono i bisogni quotidiani delle persone agili, che si sono trovate a gestire rischi infettivi e che solo coloro che entrano tutti i giorni all’interno della struttura e che hanno la responsabilità di non fare entrare il virus. Per questo la Regione ha introdotto screening di tamponi sia per ospiti sia per personale a cadenza quindicinale. Inoltre la giunta regionale ha approvato le indicazioni per permettere ai medici di base di effettuare i tamponi antigenici rapidi, rimettendo il medico di famiglia al centro del percorso non solo di cura, ma anche di diagnosi. Il test antigenico rapido potrà quindi essere fatto anche dal medico di base ai contatti stretti asintomatici da lui individuati oppure a lui segnalati, ai casi sospetti che emergono durante la visita in ambulatorio e o casa, ai contatti stretti asintomatici che dopo 10 giorni di isolamento vogliono sapere se sono positivi o negativi prima di tornare nella società. Se il test antigenico rapido risulta positivo, sarà seguito dal tampone molecolare di conferma, e anche in caso di test antigenico rapido negativo, il medico può decidere di disporre il tampone molecolare se reputa che i sintomi siano compatibili o se reputa il risultato poco attendibile. I test antigenici sono infatti meno attendibili di quelli molecolare, ma possono essere molti utili nel caso di screening di massa.
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