L'EPOPEA DEGLI INVERSINI DI BORNO
Originari di Mazzunno di Angolo, dove alcuni documenti del '500 citano il cognome, alla fine del settecento un ramo degli Inversini arriva a Boro per lavorare il legno: legname d'opera e legname per costruzioni civili e religiose, ma anche suppellettili, decorazioni, fregi, due grandi macchine del Triduo dei morti, con tanta abilità artigianale che sfocia naturalmente nell'opera d'arte lignea dei primi anni dell'ottocento. Si tratta di Francesco Inversini con la sua famiglia e del primogenito Gherardo, suo allievo di grande talento e inventiva che a Borno, Ossimo ed Esine ottengono numerose e importati commesse sia religiose che civili. Di notevole valore storico, artigianale, artistico e documentale sono le due macchine del Tribuo dei morti, una ancora attualmente allestita a Borno ed in perfette condizioni, l'altra venduta a Darfo, di cui si sono perse le tracce. Entrambe sicuramente opera di Gherado Inversini. Esaurita in Vallecamonica la dinastia dei Simoni, dei Fantoni e dei Ramus, ecco nascere la scuola degli Inversini, che furono sì artigiani, ma anche artisti versatili e duttili. Mancano alcuni documenti certi, ma la tradizione racconta che anche nelle Americhe ci siano loro importanti testimonianze: qualcuno cita un Davide Inversini, fratello di Gherardo e figlio di Francesco, che avrebbe lavorato per la cattedrale di Buenos Aires in Argentina, altri lo danno invece attivo per la Cattedrale di S. Francesco a Montevideo in Uruguay. Il libro che fa il punto della storia di questa bella e importante famiglia è stato realizzato grazie alla ricerca sui documenti condotta in numerosi archivi da Oliviero Franzoni che ha collaborato con Francesco Inversini, discendente della storica dinastia. Partiti da Mazunno e approdati a Borno, la dinastia degli Inversini oggi viene raccontata nel bel libro dal titolo “La bottega degli Inversini: tra Arte e Religiosità” che si trova ora nelle edicole camune e su Internet.
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