ZONA ROSSA, UN ERRORE CHE COSTA CARO

Questo lunedì 25 gennaio gli studenti delle scuole superiori si preparano a tornare a scuola in presenza, almeno il 50% di loro nei primi giorni fino al 75% nei prossimi giorni. Visto però il repentino cambio di coloro della Lombardia, settimana scorsa messa in zona rossa e ora, in seguito ad una rivalutazione dei dati, rimessa in zona arancione, non tutti gli istituti sono pronti e si prenderanno qualche giorno di tempo per organizzarsi. Altra importante novità della zona arancione, il ritorno sui banchi di scuola degli alunni di seconda e terza media, la riapertura dei centri estetici e dei negozi, che vivono  ormai giorno dopo giorno questo susseguirsi di aperture e chiusure, sentendosi sulle montagne russe. Tra chi possiede in un centro estetico o un negozio o vi lavora, la notizia della valutazione errata dei dati, di chiunque sia la colpa, ha creato molta rabbia: le categorie non si sono mai sottratte ai sacrifici ma sapere di aver abbassato la saracinesca per una settimana, proprio durante i saldi invernali, per un errore, lascia molto amaro in bocca e molti commercianti stanno dando vita ad una class action per chiedere il risarcimento delle perdite subite a causa di quell’errore, a prescindere da chi lo abbia fatto. La Regione afferma di aver contestato i conteggi del Governo, il quale dal canto suo sostiene che sia la Lombardia ad aver rettificato i dati tanto che la Lombardia chiede che la verità sia acclarata a livello giudiziario e promette di trovare nel bilancio risorse per risarcire le attività del danno subito. Questa settimana rossa, secondo una stima «al ribasso» di Confcommercio Lombardia sarebbe costata 600 milioni di euro e l’errore quindi è costata caro, non solo al commercio e all’economia, ma anche alla politica perché cresce la sfiducia sul lavoro delle istituzioni in un momento così delicato durante il quale la gestione dei dati continua a confermarsi l’aspetto più difficile, più discutibile della gestione della pandemia.

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