L'AMAREZZA DI MONTECAMPIONE

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo, precisando che la nuova misura ulteriormente restrittiva tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì dall’Istituto Superiore di Sanità. Secondo questi ultimi dati, peraltro noti da giorni, la variante inglese del virus, maggiormente trasmissibile, rappresenterebbe una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi. Come già accaduto in Francia e in Germania, il Comitato Tecnico Scientifico italiano, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni ad area gialla, ha affermato che «allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale». Per gli osservatori più attenti lo stop alla ripartenza era nell'aria da almeno 24 ore: forse si è atteso il giuramento del nuovo Governo, anche se la tegola adesso è durissima per tutti, iniziando da chi ha il dovere di governare per far ripartire il paese e non per affossarlo definitivamente. Poco importa che gli scienziati si affannino ad affermare in ogni piazza virtuale che la variante inglese è arrivata in Italia dalla Svizzera. Quello che è arrivato in Italia, oggi, è il dramma della chiusura di un comparto fondamentale per al vita della Montagna, il cui territorio occupa il 60% del territorio nazionale con un'economia diretta che occupa almeno 300mila addetti ed un indotto che porta ad oltre 1 milione di persone che nei piccoli comuni e nelle realtà alpine e appenniniche combattono per la vita e l'esistenza decorosa delle proprie famiglie, dei figli, dei loro anziani, del futuro. “E' l’ennesimo duro colpo per la montagna”, afferma Michele Bertolini, Direttore del Consorzio Ponte di Legno-Tonale: E' l'ennesima beffa unita al danno. Non si discute la scelta, ovviamente la salute viene prima di tutto, ma il tempismo che ci ha fatto lavorare fino all’ultimo, impiegando energie e risorse per un nulla di fatto. Diventano ora più che mai indispensabili i ristori per un settore che rischia di non riuscire più a rialzarsi. La montagna e i suoi abitanti non meritano questo”. Dal canto suo il Governatore della Lombardia Attilio Fontana ha dichiarato che è “assurdo apprendere notizie così importanti da agenzie di stampa”, riferendosi evidentemente che la decisione è passata sopra la testa di tutti, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini. Solo sette giorni fa lo stesso Cts nazionale aveva dato il via libera a un regolamento molto severo per poter riaprire. Su quella base avevamo consentito la riapertura”, conclude Fontana. Gli fa eco Massimo Sertori, assessore regionale lombardo alla Montagna: “Ci sono due cose che il ministro Speranza deve fare: chiedere scusa alle migliaia di operatori turistici e ai cittadini per questa incredibile vicenda e, soprattutto, indennizzare immediatamente gli uni e gli altri che si sono fidati delle loro decisioni. E i due neoeletti ministri del Carroccio Giancarlo Giorgetti e a Massimo Garavaglia hanno affermato in una nota che : “Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto”.

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