BATTAGLIA SUL GARANTE PER LA MORTE DI ELENA

Morì a soli 19 anni. Era il 13 agosto 2019 quando Elena Casetto perse la vita, soffocata dal fumo e dai vapori bollenti dell’incendio che lei stessa aveva appiccato nel reparto di Psichiatria del Papa Giovanni, dove era ricoverata. Ha preso il via il processo che vede imputati per omicidio e incendio colposi un 32 anne, di Lissone, e un 31enne, di Paderno Dugnano, entrambi non presenti in aula, addetti della squadra antincendio della Gsa, società di Udine che gestiva il servizio. I due risulterebbero essere intervenuti senza gli adeguati dispositivi di protezione e in ritardo per evitare il dramma. Siamo alle questioni preliminari sottoposte al giudice Laura Garufi in particolare, per la difesa, dai legali Francesca Privitera e Stefano Buonocore, tornati a chiedere che il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale non sia ammesso come parte civile. “I due imputati non hanno nulla a che fare con la contenzione della Casetto”, afferma Buonocore. Il pm Letizia Ruggeri si associa, come aveva fatto davanti al gup, che però aveva dato ragione all’avvocato Enrico Pelillo, per il Garante: “Si decida una volta entrati nel merito”, insiste. La difesa chiede anche l’esclusione dalle parti civili della madre della ragazza: il suo legale non ha una procura speciale. Capire come il rogo abbia ucciso la paziente della Psichiatria, devastando la sua stanza, è stato complesso al punto di dover riprodurlo in tutta sicurezza. Il giudice deciderà nella prossima udienza del 19 gennaio, vuole accelerare e ha già fissato altre quattro date.

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