TROPPI DUBBI SUL RITROVAMENTO DI YARA

“Il Dna è una prova fantastica ma deve andare d’accordo con tutto il resto”. L’avvocato, Claudio Salvagni, risottolinea: “Parte di questo, quella mitocondriale, non è di Massimo Bossetti”. Ma tralasciando quanto già trattato nei precedenti servizi, riteniamo opportuno soffermarci, sulle valutazioni che hanno portato alla condanna di Bossetti, in particolare, sul rinvenimento del corpo della piccola Yara. Il quesito principe è: “Il corpo della ragazzina trovato dopo tre mesi dalla scomparsa nel campo di Chignolo d’Isola è sempre stato li, oppure è stato portato successivamente?”. Un punto fermo che nel caso dovesse essere sconfessato potrebbe mettere in crisi l’intera ricostruzione fatta dall’accusa. Per i tribunali è sempre stato nel campo di Chignolo, mentre la difesa è fermamente convinta sia stato portato dopo. Se fosse come nella seconda ipotesi le cose cambierebbero di molto. Yara sparisce verso le 19 del 26 novembre 2010, i genitori denunciano il mancato rientro a casa già alle 20.30, mentre il giorno successivo scattarono immediatamente le ricerche. Un dispiego imponente di uomini e mezzi scandagliava ovunque. I cani molecolari portarono ad un cantiere edile di Mapello e lo fecero nuovamente a distanza di tempo. Dopo mesi si decise di tornare al cantiere per un ulteriore analisi più approfondita con l’archeologo forense Dominic Salsarola. Lo stesso chiedeva di poter abbattere dei muri, ma ciò non accadde mai perchè il giorno dopo fu ritrovato il corpo di Yara. Un ritrovamento che da subito ha destato sospetti, essendo avvenuto in una zona battuta a più riprese dagli uomini della protezione civile e da tantissime altre persone. Anche l’elicotterista dell’eliporto di Valbrembo, che giornalmente sorvolava quell’area, sostenne di non aver visto mai il corpo della piccola, tant’è vero che in una occasione scesero dopo aver avvistato una macchia nera, risultata poi essere un sacco dello sporco. Da qui l’ovvia deduzione che il corpo sia stato trasportato li in un secondo tempo. A conferma, come sostenuto dal medico legale Dalila Ranalletta perito della difesa di Bossetti, lo stato di decomposizione avviene allo stesso modo su tutto il corpo, a meno che subentrino fattori che in alcune zone creino una trasformazione diversa. Per fare un esempio le parti non coperte da indumenti mutano rispetto a quelle a diretto contatto con l’aria. Ma se un braccio è totalmente coperto da un indumento e l’altro ha una mano scoperta, com’è possibile che il giubbino posto nella stessa situazione, subisca una trasformazione diversa delle due maniche? Trasformazione questa tipica degli ambienti privi di ossigeno conosciuta con il termine di corificazione. All’elenco si aggiungano gli interrogativi sui tagli rinvenuti sul corpo della piccola, presenti sulla maglietta ma non sulla felpa e piumino. Secondo la difesa il corpo della vittima è stato rivestito, rimaneggiato. Arrivando alle conclusione al medico legale viene riconosciuto la compatibilità di quanto da lei sostenuto. A questo punto sorge spontanea la domanda : “perché se per tutta la perizia gli elementi analizzati sono risultati compatibili, nelle conclusioni diventano di colpo probabili o molto probabili?”. Il 16 novembre, al tribunale di Venezia, si discuterà se archiviare o meno il caso.

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