RIVELATO IN CELLA L’OMICIDIO ZILIANI

Un’escalation di confidenze, dapprima eversive, poi sempre più dettagliate, quasi a figurare una confessione laica. Nelle aule di tribunale si torna a parlare dell’omicidio di Laura Ziliani, scomparsa nel nulla da Temù l’8 maggio 2021 e poi ritrovata cadavere due mesi dopo, sepolta nei pressi del fiume Oglio. Questo giovedì 24 novembre nel corso del processo svoltosi davanti alla Corte d’Assise di Brescia, l’ex compagno di cella di Mirto Milani, sentito come testimone ha raccontato quanto rivelatogli dal giovane durante il suo periodo in carcere. Dopo la smentita iniziale, con Mirto che si proclamava innocente e vittima del sistema, le prime confidenze. Insieme a Paola e Silvia Zani aveva dichiarato di aver trovato Laura Ziliani senza vita sull’uscio di casa e, presi dal panico, ne avrebbero nascosto il cadavere, sospettando che ad ucciderla sarebbe stato un farmacista o di un veterinario. Poi un altro cambio di versione: i tre si sarebbero difesi da Laura che avrebbe tentato di avvelenarli. Mirto, nel frattempo, si adoperava nell’occultare alcuni pizzini con i quali comunicava con l’esterno dando indicazioni su come depistare le indagini, uno di questi calchi sarebbe poi finito nelle mani della procura. A questo punto il detenuto – senza avere in cambio alcun genere di garanzia - ha iniziato a collaborare con gli inquirenti e, con la cella piena di cimici, ha convinto Mirto a vuotare il sacco, raccogliendo una dettagliata confessione sul piano omicida, studiato a tavolino, e su ciò che accadde nel maggio dello scorso anno, prima e dopo l’omicidio di Laura Ziliani.

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