CONDANNATO PER ATTI SESSUALI SULLA NIPOTINA

Tutto successe nel giardino dell’abitazione del nonno in un paese delle valli bergamasche. L’anziano che oggi ha 92 anni, palpeggiò in modo invadente e intimo, come riconosciuto dalla sentenza emessa del collegio presieduto dal giudice Donatella Nava, a latere Anna Ponsero e Roberto Palermo, la nipote oggi diciannovenne, ma che all’epoca dei fatti aveva solo 14 anni. L’anziano è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere, il pubblico ministero ne aveva chiesti 6, ma i giudici hanno escluso l’aggravante dell’età della parte offesa sotto i 14 anni e ha riconosciuto le attenuanti generiche dell’imputato, risultato essere incensurato. Il difensore aveva chiesto l’assoluzione, quanto meno con la formula dell’insufficienza di prove rilevando delle contraddizioni nel racconto della ragazza. La vittima non si è costituita parte civile. Non ha nemmeno dovuto parlare al processo, perché la sua versione era stata già cristallizzata nel corso dell’incidente probatorio. Allora confermò i fatti, in lacrime. Il nonno, invece, assente alla lettura della sentenza, aveva scelto di raccontare la sua versione con le dichiarazioni spontanee. Ha negato che ci fossero stati atti sessuali con la nipote, sostenendo che i suoi gesti non erano altro che esternazioni d’affetto e comunque, non con la connotazione sessuale che gli è stata contestata. Il caso era emerso a scuola. L’allora ragazzina, aveva avuto qualche difficoltà ed era stata indirizzata dalla psicologa. E’ in quel contesto che venne alla luce la vicenda. Da lì l’indagine e il processo che, come nella maggior parte dei casi simili a questo, si basa sulla credibilità della parte offesa. Che in questo caso ha evidentemente retto.

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