PUBBLICA FOTO OSE’ DELLA FIDANZATINA 13ENNE
13enne decide di troncare la relazione e lui pubblica le sue foto osè su Instagram. Per queste ragioni un 22enne residente in Valle Seriana è stato condannato a sei mesi per diffamazione. I due si erano conosciuti nell’estate 2018 in una località della Val Seriana. La ragazzina all’epoca 13enne stava trascorrendo con i genitori un periodo di villeggiatura. Lui 18 anni conosce la giovanissima. Le vacanze finiscono lei fa ritorno a casa ma i due rimangono in contatto, fino al gennaio 2019, quando iniziano una frequentazione. La relazione procede con qualche alto e basso, anche con uno scambio di foto e video privati. Ad aprile i due escono da un bar e raggiungono un campo di calcio dove, stando al racconto della giovane, il ragazzo avrebbe abusato di lei contro la sua volontà. Tesi però messa in discussione anche dall’accusa stessa, con il pm che ha portato in aula messaggi che la smentiscono e ha chiesto l’assoluzione per questo capo. Nonostante l’accaduto la relazione tra i due continua fino al 3 agosto, quando la ragazza decide di chiuderla. La decisione spinge il giovane a pubblicare un paio di foto, senza veli, sul profilo Instagram dell’ormai ex, di cui possiede la password. Rimangono pochi minuti prima della rimozione, ma tanto basta per provocare alla vittima uno stato d’ansia che, secondo la testimonianza della madre, si ripercuote sulla sua vita di tutti i giorni e pure sull’andamento scolastico. A questo si aggiunge l’insistenza telefonica del giovane, nel chiaro intento di riallacciare il rapporto. La madre della 13enne esasperata, presenta denuncia a scatta l’indagine. A processo il ragazzo si è sempre proclamato innocente, giustificando la tentata violenza con un acceso litigio, con qualche spintone, perché lei l’avrebbe chiamato con il nome di un altro. Per le foto la difesa, ha sostenuto che potrebbe essere stata lei stessa a pubblicarle, essendo che già le scambiava con un’amica, tesi però non riconosciuta dal giudice che l’ha condannato per diffamazione a 6 mesi con pena sospesa, al pagamento delle spese processuali e a un risarcimento di cinquemila euro, oltre a quello da quantificare in sede civile.
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