UCCISE L’AMICO, CHIESTA PERIZIA PSICHIATRICA
A preso il via, con numerosi colpi di scena, il processo in Corte d’Assise a Cremona contro Domenico Gottardelli, il 79enne idraulico di Covo, che lo scorso 14 settembre uccise con un colpo di fucile l’amico Fausto Gozzini, 61 anni, nell’ufficio della sua azienda di Casale Cremasco, la Classe A Energy. Gottardelli, detenuto in carcere a Cremona, è comparso davanti alla Corte. Reo confesso, deve rispondere di omicidio premeditato. “Sì, ho sparato io”, ha detto l’imputato in udienza. “Chiedo scusa alla famiglia, ma non ce la facevo più. Sono scoppiato”. La mattina del delitto aveva preso il fucile calibro 12 Beretta che deteneva illegalmente da 20 anni nel garage della sua abitazione (l’arma era di un amico e l’aveva portata via durante un trasloco), aveva preso la macchina e aveva raggiunto la vittima nella sua azienda. Due i colpi esplosi: uno era andato a vuoto, mentre l’altro, a distanza ravvicinata, aveva raggiunto Gozzini all’addome, uccidendolo. L’imputato, che si era autoaccusato davanti ai carabinieri, ha sempre sostenuto di aver ucciso l’amico perchè lo riteneva colpevole di essersi appropriato del suo denaro contante, circa 340.000 euro, soldi ricavati dalla vendita di una casa al lago e custoditi nella garage della sua abitazione. E lo avrebbe fatto con la complicità della domestica di Gottardelli, nonchè presunta amante di Gozzini. Entrambi avevano libero accesso alla sua abitazione, dove, secondo l’imputato, sarebbero avvenuti gli incontri clandestini della coppia. A nessuno dei due, però, il 79enne aveva chiesto spiegazioni circa la sparizione del denaro. Per cinque lunghi anni, invece, aveva covato odio e un forte desiderio di vendetta. Ma in aula, è spuntato un altro possibile movente del delitto: Gottardelli avrebbe ucciso Gozzini perchè la vittima non voleva più prestargli la sua casa in Tunisia, dove l’imputato soggiornava per diversi mesi all’anno. In quell’abitazione, secondo due testimoni, e cioè il factotum tunisino di Gozzini che si occupava della casa in sua assenza, e Luigi, il vicino di casa italiano, ci sarebbe stato “un andirivieni di giovani minorenni”. Una situazione che, a detta del factotum tunisino, sarebbe stata la causa dei guai di Gottardelli con la giustizia tunisina. Gozzini aveva quindi deciso di non prestare più la casa all’amico, senza dargli spiegazioni sulla vera ragione della sua decisione. Accuse che l’imputato ha respinto con forza. “In Tunisia ho avuto relazioni sia con maschi sia con femmine”, ha detto, “ma non minorenni mai”.
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