RIAPERTO IL CASO SULL’OMICIDIO DI LAURA BIGONI

Era il primo agosto 1993, esattamente 30anni fa quando la 23enne Laura Bigoni venne uccisa da 9 coltellate inferte al petto e alla gola, nel letto dell’abitazione di famiglia a Clusone. A distanza di tanti anni, si riaprono le indagini, che hanno avuto una svolta nel maggio 2021 grazie al materiale raccolto dalle dichiarazioni di una misteriosa ex villeggiante. Dopo tanto silenzio, ho deciso di parlare, così ha raccontato ad Araberara la donna. “Lavoravo dove lavorava Laura, addetta alle pulizie al Comune di Milano”. La donna si sarebbe licenziata terrorizzata da un uomo che avrebbe cercato di violentarla. “Stavo pulendo gli uffici, ero sola – ricorda -. Sentivo puzza di sigaretta, quando mi sono girata c’era lui con un accendino e una bomboletta in mano. Ho preso una lampada e gliel’ho lanciata addosso. Urlavo”. Poi, collega all’omicidio di Laura un dettaglio inquietante: “l’assassino di Laura aveva tentato di dare fuoco al materasso del letto con una bomboletta. Aveva dei seri problemi e quando ho letto il suo fascicolo ho scoperto che ero la settima collega che molestava”. Decisi di abbandonare il lavoro e fu Laura a prendere il mio posto. Quando andavamo in ferie dovevamo lasciare il recapito e il luogo di villeggiatura al coordinatore, quindi quell’uomo poteva sapere che Laura era a Clusone, dove sono stata anch’io per vent’anni in villeggiatura”.Un giorno l’uomo arrivò al lavoro in taxi giallo di proprietà del fratello e la notte fra il 31 luglio e il 1° agosto a Clusono fu visto un taxi giallo targato Milano sotto casa Bigoni per almeno mezz’ora, tra le 3.55 e le 4.25. Insomma troppe coincidenze tali da far riaprire il caso. Va detto che non si tratta di Jimmy Bevilacqua elettricista, aspirante vigile del fuoco, ma soprattutto fidanzato di Laura Bigoni, finito a processo e condannato in primo grado a 24 anni e poi essere assolto in appello.

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