TRIPLICE AMMISSIONE PER L'OMICIDIO ZILIANI
Dapprima martedì sera la confessione di Mirto Milani, poi, a seguire, quelle di Silvia e Paola Zani. A poco più di un anno dall’omicidio di Laura Ziliani – avvenuto a Temù nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021 – ecco l’ammissione che tutti attendevano. I contorni dell’oscura vicenda che ha sconvolto il paese dell’Alta Vallecamonica e, alla luce dei suoi macabri retroscena – anche l’Italia Intera sono ora limpidi, sotto gli occhi di tutti. Una svolta sopraggiunta dopo mesi di silenzio. Uno spartiacque decisivo giunto direttamente dalle carceri cittadine di Canton Mombello e Verziano, dove i componenti del trio criminale, dietro le sbarre dal 24 settembre scorso, uno dopo l’altro, a seguito di lunghi e stremanti interrogatori hanno ammesso quanto emerso dalle indagini coordinate dal PM Caty Bressanelli. Una reazione a catena che conferma il movente economico espresso anzitempo dal GIP: “la volontà da parte di Mirto Milani e di Paola e Silvia Zani nel sostituirsi a Laura Ziliani, vedova dal 2012, nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare, al fine di risolvere i rispettivi problemi finanziari”. Rivelazioni che non hanno destato neppure troppo scalpore a Temù, dove la donna, molto stimata e apprezzata dai propri concittadini, era stata rinvenuta cadavere l’8 agosto scorso a seguito di un’ondata di piena del fiume Oglio, dopo tre mesi di ricerche. Già nei mesi scorsi e pure nei giorni seguenti alla sua scomparsa, gli abitanti del piccolo borgo camuno avevano puntato il dito contro due delle tre figlie della donna e il fidanzato della maggiore. Mirto Milani, Silvia e Paola Zani avrebbero voluto subentrare a Laura nella gestione dei suoi beni immobiliari avendo così accesso alle relative rendite. A testimoniarlo – secondo alcune fonti – anche un’intercettazione telefonica che vede protagoniste le due sorelle che, a poche settimane dalla scomparsa della madre – esulterebbero in vista dell’incasso di un affitto. Proprio in queste ore, a seguito degli interrogatori, sarebbero emersi nuovi dettagli anche sul grado di partecipazione al delitto da parte dei tre. L’ipotesi degli inquirenti è che – almeno inizialmente – non tutti fossero d’accordo nel portare a termine questo abbietto piano, ma che poi, a poco a poco, la decisione si sia fatta unanime.
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