UCCIDE LA MADRE: SI CERCA IL MOVENTE

Nessuno si capacita del fatto che una persona all’apparenza tranquilla, possa essere stata capace di una violenza simile, scatenata da una banale lite tra madre e figlio, per futili motivi. Sirmione è sotto choc per l’omicidio avvenuto la sera di venerdì 15 settembre, attorno alle 19.00,  in un’abitazione  di via XXIV Maggio a Colombare di Sirmione, quando Rumen Andreali, operaio incensurato 45enne,  podista per una società sportiva locale con una passione per il rally, ha aggredito la madre a calci e pugni fino ad ucciderla. La donna, Nerina Fontana, di 72 anni,  vedova da alcuni anni, ex cameriera in alberghi della zona, è morta poco prima della mezzanotte in ospedale alla Poliambulanza di Brescia dove era stata ricoverata in condizioni disperate. I segni dell’aggressione sono rimasti impressi sul balcone al primo piano dell’abitazione al civico 16, dove del sangue sarebbe persino arrivato ad imbrattare la tenda parasole dell’appartamento sottostante. A provocare la lite tra madre e figlio sarebbe stata la volontà dell’uomo di intraprendere un viaggio in Ucraina con la moglie che ha assistito all’aggressione. Secondo la testimonianza della donna, tra madre e figlio sarebbe scoppiata la lite e l’uomo si sarebbe scagliato con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo contro la donna, insultandola, spingendola tra il soggiorno e il balcone, sferrandole calci e pugni, scaraventandola a terra e infine, pare, picchiandole ripetutamente il capo contro il pavimento. A quel punto i vicini hanno chiamato il 112.  L’uomo, che ha atteso in casa l’arrivo dei carabinieri mentre la madre veniva trasferita dai soccorritori in elicottero in ospedale, ora è in carcere per omicidio in stato di fermo per omicidio aggravato in attesa dell’interrogatorio di convalida. Si è stretto in un silenzio impenetrabile. Sarebbe sotto shock, secondo i suoi legali. Le indagini affidate ai carabinieri e alla scientifica, sono volte a capire se ci siano altri moventi che possano aver scatenato la furia dell’uomo, se ci fossero tensioni all’interno di una famiglia che per chi risiede nella zona, era serena e tranquilla. Prima di venerdì sera non erano pervenute ai carabinieri segnalazioni circa litigi o urla sospette provenienti dell’appartamento in cui la vittima viveva da oltre 40 anni, prima con il marito, poi con il figlio e la nuora. Una famiglia all’apparenza come tante. Le indagini proseguono per capire cosa abbia spinto il 45enne, magazziniere in un’azienda di Peschiera del Garda, dall’aria mite, ad accanirsi con ferocia sulla donne che gli ha dato la vita, tanto da ucciderla.

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