NON HANNO UCCISO PER SOLDI

Ispirati delle serie tv, spinti dell’ego e dalla volontà di celebrare le coesione del loro gruppo attraverso un copione criminale con tanto vittima sacrificale. Così il presidente della Corte d’Assise di Brescia Roberto Spanò avrebbe descritto il “trio criminale” composto da Silvia e Paola Zani e da Mirto Milani, fidanzato della prime a amante della seconda. Nelle motivazioni della sentenza che in primo grado ha condannato i tre all’ergastolo per l’omicidio di Laura Ziliani, i giudici non individuano nell’odio verso l’ex vigilessa di Temù e madre di Paola e Silvia, il movente. Così come non sarebbero stati economiche le vere motivazioni del delitto commesso piuttosto per “l’ego del gruppo e per poter celebrare adeguatamente la loro coesione". I tre hanno colpito la persona a loro più vicina, Laura Ziliani appunto, un capro espiratorio su cui costruire il copione criminale: così le sorelle Zani e Milani la notte tra il 7 e l’8 maggio del 2021 hanno prima avvelenato e poi soffocato la donna, partecipando secondo i giudici, tutti e  tre in egual modo, al piano che comprendeva anche l’occultamento del corpo e le lacrime per la scomparsa della donna davanti alle telecamere. Nelle 98 pagine di motivazioni si leggerebbe che "l'unica persona che ha mostrato un reale interesse per certi versi spasmodico per il patrimonio della defunta Laura Ziliani è stata la madre di Mirto Milani e questo avvalerebbe il sospetto che il figlio l'abbia messa sin da subito a conoscenza dell'omicidio e spiegherebbe ii messaggi inviati dall'imputato dal carcere allo scopo di depistare le indagini e le cautele adottate dai due per impedire la captazione delle loro conversazioni".

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