L'EMORRAGIA DELLE IMPRESE ARTIGIANE

La provincia di Brescia ha perso 3.695 imprese artigiane tra il 2009 e il 2016, passate quindi da 38.557 a 34.862. Ad analizzare l’evoluzione del tessuto produttivo artigiano bresciano, è la Confederazione Nazionale della piccola e media impresa, associazione provinciale di Brescia, sulla base dei dati Movimprese. A determinare la chiusura di molte imprese, è stata la crisi economica che ha colpito soprattutto il settore manifatturiero, con il 14% circa di imprese in meno e il settore delle costruzioni dove il calo è di 13% circa con più di 2 mila imprese in meno. In altri casi è il modello artigiano a non avere retto all’impatto della crisi. Nel settore trasporto e magazzinaggio, per esempio, le unità attive sono passate da 2.311 a 1.925, calando del 16,7%. È verosimile che la crisi abbia determinato una riorganizzazione del comparto, favorendo le imprese di dimensioni maggiori. Ma non tutti i settori hanno sofferto, almeno quanto a numerosità di imprese. Le attività dei servizi alloggio e ristorazione sono cresciute del 10%. In aumento anche le imprese dei servizi di informazione e comunicazione (+42,3%). Le imprese artigiane, nonostante i dati scoraggianti, hanno dimostrato più di altre, di aver saputo rispondere al colpo della crisi, con capacità di adattamento, di cambiamento del proprio modello di business e di innovazione, così da incamminarsi sulla strada della ripresa. Per riuscire nell'impresa però, ribadisce la CNA, le imprese, artigiane e di piccole dimensioni hanno la forte necessità di non continuare a subire costi burocratici e pressione fiscale eccessivi, servono semplificazione, certezza delle regole e sgravi fiscali per chi investe e trova nuove soluzioni per rispondere ad un mercato in continua evoluzione.

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