RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO PER PIARIO?
Rovetta ha ospitato lunedi sera l’incontro organizzato dal comitato «Piario non si tocca», qualche ora prima che la Giunta regionale deliberasse, ieri, lo stanziamento di 575.000 euro per il progetto di riorganizzazione dell'Ospedale Antonio Locatelli di Piario, dopo la chiusura del punto nascita. Un progetto che prevede, entro la fine dell’anno, l’implementazione della chirurgica urologica, ginecologica, endocrinologica e di litotrissia percutanea; l’attivazione dell’attività riabilitativa post intervento ortopedico traumatologico; l’implementazione ambulatoriale oculistica; la presa in carico dei pazienti adulti oncoematologici; il potenziamento del Pronto soccorso e della neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza e percorsi dedicati alla disabilità adulta e alla fragilità. Per quanto riguarda invece la seconda fase, spalmata sul medio periodo, 2 milioni e 400 mila euro, saranno utilizzati per aprire un centro di cura dei disturbi alimentari e ammodernare le tecnologie. Poche le persone presenti all’incontro del Comitato a Rovetta . Dopo le opportune riflessioni sulla chiusura e il confronto sui prossimi passi da compiere, si è manifestato il desiderio di giocare l’ultima carta del ricorso al Consiglio di Stato, invitando i sindaci a non rassegnarsi. Il Comitato scriverà anche alla direzione dell’Asst Bergamo Est per richiedere un incontro sul territorio volto a spiegare i nuovi servizi attivati a tutta la cittadinanza. Era meglio non chiudere il punto nascita, ma ora guardiamo con ottimismo ai progetti per il potenziamento . Questa in sintesi la posizione di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo che lunedì hanno incontrato i direttori generali di Ats Bergamo, Mara Azzi, e dell’Asst Bergamo Est, Francesco Locati, da cui dipende la realtà ospedaliera. «L’idea che ci siamo fatti sulle intenzioni della dirigenza sanitaria del territorio , hanno commentato i rappresentanti dei tre sindacati confederali orobici, ci permette di guardare con maggiore serenità al futuro dell’offerta ospedaliera in zona». La Regione con delibera ha finanziato, innanzitutto il mantenimento di una serie di servizi sul territorio, e un percorso di cura e assistenza delle donne gravide fino al parto e dopo il parto il più possibile vicino a casa. Sul personale esiste la rassicurazione che saranno impiegate tutte le figure a disposizione.
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