34 ANNI FA LA GRANDE NEVICATA
Sono pochi a non ricordare, tra il nostalgico e l'epico, la grande nevicata che paralizzò l'Italia e in particolare Bergamo e il milanese nel gennaio del 1985: scuole e uffici chiusi, impossibilità alle auto di circolare, alberi carichi di una neve che cadeva inarrestabile su cittadini inesperti nell'affrontare questo clima da alta montagna. Quell’anno era cominciato con un freddo fuori da ogni norma con valori che raggiunsero temperature minime, a seconda delle località, di oltre –15 °C e massime di –5 °C anche in pianura. Nulla faceva presagire a quanto sarebbe accaduto, intenti più che altro ad osservare le colonnine di mercurio dei termometri ed il ghiaccio persistente: oltre quindici giorni di temperature rigide, sia di notte che di giorno, avevano come trasformato la neve precedentemente caduta in scivolose lastre di marmo; immaginabili, le conseguenze, i disagi su strade e marciapiedi, i problemi al riscaldamento e lo scoppio delle condutture dell’acqua; come non ricordare i pittoreschi ghiaccioli che ornavano le grondaie dei palazzi, le strade trasformate in piste di ghiaccio, laghi, fiumi e torrenti ghiacciati per lunghi tratti. Le condizioni meteorologiche non presentarono sostanziali cambiamenti, se si eccettua il breve episodio del 9 gennaio, sino a quasi la metà di gennaio: freddo pungente e assenza di precipitazioni. Poi la svolta. Le correnti in quota cominciarono a cambiare direzione, portando un leggero rialzo termico. Fu così che la neve cominciò a cadere ininterrottamente, lasciando al suolo circa trenta centimetri in 24 ore. Ne scesero ulteriori quindici il giorno seguente, e altri venticinque il giorno successivo. Vennero impiegati mezzi cingolati della “Legnano” per spalare la neve e nel tentativo di spezzare la crosta di ghiaccio. Inestimabili furono i danni alle aziende. La neve appesantita dalle piogge causò in provincia il crollo dei tetti di duecento capannoni. Un panorama magico e irreale si presentò a chi si affacciava dalla finestra. Tutto era coperto dalla spessa coltre bianca, le auto letteralmente sepolte dalla neve, i treni bloccati, i tetti e gli alberi appesantiti, tanto che non mancarono improvvisi crolli, alberi e rami divelti o spezzati. Un bianco abbagliante avvolgeva tutto, e ben presto si iniziò a sentire il rumore dei tanti impegnati a spalare le strade per renderle più percorribili, poi sostituiti da ruspe e mezzi spazzaneve. Scuole, uffici e aeroporti chiusi, e ai lati delle strade e nei piazzali la neve accumulata superava anche i tre metri di altezza, tanto che il successivo mese di aprile era ancora lì ad ornare e a rinfrescare il paesaggio.
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