CARYL MENGHETTI PUÒ AFFRONTARE IL PROCESSO

Caryl Menghetti, accusata di aver ucciso a coltellate il marito, Diego Rota, lo scorso 26 gennaio nella loro villetta a Martinengo è nella condizione necessaria per essere sottoposta alle varie fasi di un processo penale. Lo hanno accertato i periti del tribunale. “Questo, però, non significa che fosse in grado di intendere e volere al momento dell’omicidio”, come precisato dal suo avvocato, Danilo Buongiorno. Per rispondere a questo secondo quesito, la difesa ha incaricato lo stesso psichiatra che si occupa del caso relativo ad Alessia Piffari. Caryl Menghetti “è confusa, non pienamente lucida”, sostiene l’avvocato Buongiorno. “È sotto farmaci, pensa ancora di poter tornare a casa e chiede in continuazione della figlia”. Nessuna domanda invece riguardo al marito. Era stato proprio lui la mattina del 25 gennaio, ad accompagnarla in ospedale a Treviglio. La 46enne aveva manifestato intenti violenti verso il coniuge, ma dopo la visita psichiatrica, era stata dimessa con una terapia farmacologica, con la semplice indicazione di rivolgersi al medico di base. Nemmeno ventiquattrore dopo Rota, falegname di 56 anni,veniva stato ucciso con 26 coltellate nella sua camera da letto. Una coppia la loro, tranquilla, senza situazioni particolari, tanto che gli investigatori, sono propensi a pensare che ad armare la mano della moglie non sia stato altro che il suo disagio psichico, fatto di allucinazioni, pensieri ossessivi e bizzarre convinzioni rivolte verso il marito, considerato un pericolo per la loro figlia. La difesa vuole accertare anche la posizione dell’ospedale, riguardo alle dimissioni di poche ore prima del delitto.

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