UCCISE IL PADRE, RINVIATO A GIUDIZIO

1. Spetterà alla Corte d’Assise giudicare Matteo Lombardini, il 35enne che nel novembre dello scorso anno uccise il padre a coltellate e ferì gravemente la madre. L’uomo aveva agito al culmine di una crisi psicotica, sarebbero state alcune voci a dir di ammazzare. Impugnato un coltello cucina, Matteo sferrava alcuni fendenti mortali all’addome del padre Giuseppe, per poi ferire gravemente anche la madre Mariangela Stella, intervenuta in difesa del marito. La tragedia si era consumata il 28 ottobre scorso nella loro abitazione di via Rossini a Nembro. Dopo il delitto fu ricoverato in una stanza di sicurezza dell’ospedale di Bergamo e, in seguito all’interrogatorio di convalida, venne disposto il collocamento nella Rems di Castiglione delle Stiviere. Venerdì 11 ottobre si è tenuta l’udienza preliminare e il gup ha disposto il rinvio a giudizio per l’uomo, difeso dall’avvocato Marco Avilia. Il 10 dicembre prossimo è prevista la prima udienza davanti alla Corte d’assise di Bergamo. Ma il procedimento potrebbe consumarsi poco dopo l’inizio. Come stabilito dalla perizia del professionista incaricato dal gip, e relazionata in sede di incidente probatorio, l’uomo è infatti incapace di intendere e volere. Ed è socialmente pericoloso. Come per Silvana Erzembergher (che uccise un vicino di casa a Treviglio e ferì la moglie), anche Lombardini potrebbe essere assolto perché incapace di intendere e volere al momento dei fatti. E, come per Erzembergher, la Corte potrebbe disporre la detenzione in una Rems, dove già adesso trova ospitalità. I segnali dell’instabilità mentale di Matteo Lombardini erano evidenti, tanto che nel 2009 aveva aggredito i genitori con delle forbici e a processo era stato assolto per i suoi problemi mentali. Si era curato e per 14 anni episodi del genere non si erano più ripresentati, fino alla settimana precedente all’omicidio. Matteo Lombardini si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo perché sentiva di non stare bene, ma i sanitari non avevano ritenuto necessario il ricovero.

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