OMICIDIO ZILIANI: CHIESTA LA CONFERMA DELL’ERGASTOLO

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Giustizia riparativa e la richiesta, scontata, della conferma di una triplice condanna all’ergastolo. Si è aperto nella mattinata di questo venerdì 18 ottobre davanti alla Corte d'assise d'appello del Tribunale di Brescia il processo al "trio criminale" ritenuto responsabile dell'omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù uccisa l’8 maggio 2021. Prima di dare il via all'udienza, in aula, sul tavolo, le richieste di Mirto Milani e Silvia Zani di essere ammessi alla giustizia riparativa, entrambe accolte dalla Corte d’Appello che ha detto sì al "percorso" nonostante il parere contrario dei familiari della vittima. Avallate le richieste dei due ha preso quindi il via il processo vero e proprio, dove il sostituito procuratore generale Domenico Chiaro – che ha ribadito duramente lo scenario di un omicidio a lungo premeditato e dal movente economico - ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado – datata 8 dicembre 2023 - che ha disposto l'ergastolo per le sorelle Silvia e Paola Zani e per il loro fidanzato Mirto Milani. In aula ha preso poi la parola anche l’avvocato Piergiorgio Vittorini, rappresentante della terza figlia di Laura Ziliani, Lucia, affetta da disabilità e parte civile nel processo. A tal proposito la difesa ha fatto sapere che è stato nominato un procuratore speciale che ha quantificato il patrimonio lasciato da Laura Ziliani con la proposta che sia venduto per il suo sostentamento. L’avvocata Monica Baresi, che rappresenta i fratelli e la madre di Laura Ziliani, associandosi alla richiesta della procura generale, ha poi sottolineato la volontà di andare a fondo, di comprendere le motivazioni dietro a un tale gesto, in assenza di “confessioni sincere” da parte dei tre. La parola anche alla difesa, con l’avvocata Maria Pia Longaretti che nel corso del processo d’appello ha parlato di condizionamenti del gruppo nei confronti di Silvia Zani. Per l’avvocata Simona Prestipino «Mirto Milani meriterebbe una pena più lieve poiché - se lui stesso non si fosse opposto - l’omicidio sarebbe stato commesso già il 16 aprile, perché l’8 maggio il solo Mirto ha provato a far desistere le sorelle Zani dal loro proposito e poi perché quel tragico giorno, anche se Mirto non fosse entrato nella stanza, l’omicidio si sarebbe consumato ugualmente. Mirto – asserisce la difesa - è l’unico che non ha mai cambiato versione o detto cose che possano alleggerire la sua posizione». Ora si tornerà in aula il prossimo 22 novembre, giorno in cui è prevista la sentenza di II grado.

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