Omicidio Pontirolo: nuovi particolari sulla vicenda
Ad una settimana dal delitto, la ricostruzione degli inquirenti che indagano sulla morte di Roberto Guerrisi, ucciso con un colpo di pistola, si arricchisce di particolari. La vittima non si sarebbe racata presso la concessionaria della famiglia Bonfiglio con l’intento solo di chiedere chiarimenti circa i maltrattamenti subiti dalla figlia 19enne, fidanzata con il figlio 22enne del titolare dalla DB Car, ma anche con l’intento di cercare vendetta, per vendicare la figlia picchiata. Accusato di aver premuto il grilletto al termine della lite nata tra le due famiglie, è lo zio del ragazzo, il 58enne Rocco Madaffari, ora in carcere. Ciò che sarebbe avvenuto all’esterno della concessionaria è stato ricostruito dagli inquirenti dopo l’ascolto dei membri delle due famiglie coinvolte, entrambe di origini calabresi ma da molti anni residenti nella bergamasca, e dalla visione dei filmati delle telecamere. Pare che Roberto Guerrisi si sia presentato alla Db car sabato mattina per vendicare l’offesa ricevuta dalla figlia, picchiata dal 22enne al termine di una lite. A testimoniarlo la denuncia sporta dalla ragazza ai carabinieri allertati dai vicini. Guerrisi non trova in azienda però il padre del ragazzo, ma solo lo zio Modaffari e l’incontro si sarebbe concluso con un chiarimento e una stretta di mano. Nel primo pomeriggio però Guerrisi torna e trova padre, figlio e il fidanzato senegalese di una seconda figlia di Bonfiglio. Ne sarebbe nata una rissa culminata con una coltellata sferrata da Guerrisi, a quel punto accerchiato, al senegalese. Guerrisi si sarebbe quindi allontanato per tornare però mezz’ora dopo con sette parenti. Tra le due famiglie, saparate dai cancelli chiusi dell’azienda, sarebbe ripresa la lite. Le immagini delle telecamere avrebbero ripreso Modaffari esplodere due colpi di pistola, mentre la vittima pare che si stesse allontanando quando la tensione si era ormai stemperata. L’arma poi verrà nascosta nella centralina elettrica dietro la ditta e verrà ritrovata dai carbinieri di Treviglio due giorni dopo grazie ad un cane specializzato nella ricerca di esplosivi. Al termine dell’interrogatorio Il giudice ha deciso che Modaffari resti in carcere per aver sparato, secondo la ricostruzione dell’accusa, da posizione sicura, e per non aver chiesto aiuto al 112 di fronte alla ricerca di vendetta di Guerrisi, affidandosi invece alla propria arma. Intanto venerdì mattina al Papa Giovanni si è svolta l’autopsia sulla vittima. Il medico legale ha accertato un colpo al volto uscito dalla spalla sinistra causando un’emorragia che ha provocato la morte.
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