AUTONOMIA. E ADESSO?

La richiesta di autonomia della Regione Lombardia rischia di arenarsi in seguito a questa crisi di Governo. La trattativa, che già vedeva il governatore lombardo Attilio Fontana deluso da Conte e dei 5stelle che hanno manifestato il timore che il regionalismo differenziato possa dividere il Paese, ora si ferma di nuovo. Ma la richiesta non è solo dei lombardi: arriva anche dal Veneto e dall'Emilia Romagna, regioni che come la Lombardia hanno i conti in ordine e chiedono di poter gestire in autonomia alcune materie in cui oggi si registrano disservizi, ritardi e inefficienze perché gestite dallo Stato. La scuola è uno di questi campi. Sul tema dell'autonomia differenziata, prevista dalla riforma del titolo V della Costituzione che prevede che alcune regioni virtuose possano avanzare tali richieste allo Stato, nei giorni scorsi si è svolto un incontro a Rimini fra Fontana e i governatori dell'Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia, della Provincia autonoma di Trento, della Sicilia e della Liguria. Al centro dell'incontro, la lettura distorta che spesso viene data del processo di autonomia "con slogan che non rappresentano la verità dei fatti". Uno degli aspetti da chiarire – sottolinea Fontana – è che non si sposta un euro: il residuo fiscale della Lombardia, quindi la differenza tra le tasse pagate dei lombardi e le risorse che tornano sul territorio lombardo in termini di servizi, è di 54 miliardi di euro e purtroppo – afferma il Governatore lombardo- rimarrà tale". L'autonomia impatterebbe in maniera importante anche sulla sanità visto che una norma nazionale impone alla Regione un tetto di spesa nelle assunzioni impedendo alla sanità di evolvere. Anzi, afferma Fontana – è costretta a retrocedere al 2004 perché servono 500 medici ma non si possono assumere. Svolgere meglio i servizi che oggi sono di competenza statale, spendendo meglio i soldi che oggi comunque spende lo Statocentrale, per innescare un circuito virtuoso. Questo l'obiettivo.

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